La forfora: un gran bel grattacapo

A cura del dermatologo al  Centro Medico Spoleto

Forfora: chi ne soffre spesso evita di indossare abiti scuri per timore dell’imbarazzante ”effetto neve”. Tanto comune quanto fastidiosa, è una condizione dalle cause non ancora del tutto chiarite: cattiva alimentazione, stress, eccessiva produzione di sebo, lavaggi troppo frequenti o troppo diradati con prodotti non idonei. In realtà, ad oggi, il principale responsabile della forfora sembra essere un fungo, la Malassezia furfur, che vive normalmente sul cuoio capelluto ed in situazioni favorenti prolifera in modo incontrollato, provocando la caratteristica desquamazione cutanea.

Si distinguono due tipi di forfora: la “forfora secca“, con squame fini e grigiastre e talvolta prurito, e la “forfora grassa“, con squame spesse e giallastre, associate a prurito ed arrossamento del cuoio capelluto. Quest’ultimo è il quadro della cosiddetta dermatite seborroica, che può interessare, oltre al capillizio altre sedi, quali le sopracciglia, la cute ai lati del naso, i solchi retroauricolari e la regione sternale.

La desquamazione può anche presentarsi in spesse scaglie argentee su chiazze rossastre ben delimitate e intensamente pruriginose: la diagnosi più probabile in questo caso è quella di psoriasi.

Insomma, si fa presto a dire “forfora”: in realtà gli stati desquamativi del cuoio capelluto sono molteplici e ben distinti nella loro natura e gravità.

La semplice forfora è un disturbo che può essere controllato con appositi prodotti con una certa perseveranza. In genere, una pulizia quotidiana con uno shampoo delicato riduce l’untuosità e l’accumulo di cellule morte. Qualora ciò non fosse sufficiente, è consigliabile utilizzare shampoo specifici per la forfora, provandone diversi sino ad individuare quello più adatto alle proprie esigenze.

Nei casi più resistenti, accompagnati da sintomatologia pruriginosa intensa, è opportuno sottoporsi ad una visita dermatologica, per una diagnosi precisa e per un trattamento medico adeguato.

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